L’organizzazione costituita dai destinatari della misure cautelari procedeva dapprima ad organizzare il furto di veicoli, trafugati prevalentemente nelle aree a nord e sud della cittadina foggiana, nella provincia barese o da fuori regione per poi procedere alla ‘cannibalizzazione’. I pezzi ottenuti dall’attività di smontaggio erano , dunque, riciclati nel dinamico e redditizio mercato clandestino di vendita dei “pezzi di ricambio” e smistati, a prezzi vantaggiosi, sull’intero territorio nazionale ed estero, dopo aver rimosso ogni elemento che potesse ricondurre al veicolo d’origine
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